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Il viaggio dei Sekvoya inizia con “Snake Charmer”, primo singolo tratto dal loro EP d’esordio Gathering of Enchanted Herbs — e la prima uscita internazionale della nostra Label

Si intitola Snake Charmer(Incantatore di serpenti) il singolo d’esordio dei Sekvoya, band originaria della Serbia che intreccia melodie orientali con arrangiamenti occidentali e, mescolando suoni tradizionali con ritmi moderni, crea una fusione unica e senza tempo di Anatolian rock, psichedelia e world music.

Fuori venerdì 30 maggio, “Snake Charmer” è il primo estratto da “Gathering of Enchanted Herbs” (Raccolta di erbe incantate), EP d’esordio prodotto dall’etichetta discografica Zero Nove Nove, distribuito nei digital stores da Believe e in prossima uscita il 20 giugno 2025.

L’avventura artistica dei Sekvoya nasce dal progetto visionario del suo chitarrista e produttore Ivan Krstić. A Novi Sad, in Serbia, apre lo spazio creativo Soundbubble Studio, dove inizia a coltivare idee e suoni capaci di ramificarsi e crescere. Il nome evoca la maestosità delle sequoie, alberi millenari e possenti, profondamente radicati nella terra ma capaci di toccare il cielo estendendosi verso altezze alle quali l’occhio umano non può catturare l’immagine d’insieme, lì dove solo la nostra immaginazione può seguirle. Nella sequoia, creatura silenziosa e immensa, abita una memoria antica custode del tempo. Da questo simbolo nasce il progetto che ne porta il nome come manifesto spirituale e sonoro. La missione della band è risvegliare, attraverso la musica, un modo di vivere più autentico, come facevano i nostri avi: connessi alla natura, in armonia con essa, e per questo più in pace.

La loro musica non si limita a essere ascoltata: si attraversa come un sentiero misterioso nascosto tra gli alberi, porta in una dimensione altra dove ogni suono è una foglia che sussurra memorie arcaiche, ogni ritmo un battito che richiama il cuore della Terra. La natura non è sfondo, ma presenza viva, spirituale, guida; é dimensione in cui la musica non decora il silenzio, ma lo riempie di visioni. In questo caleidoscopio di suoni, si può arrivare ovunque, chiudendo gli occhi – persino dall’altro lato della Serbia. È proprio lì, nel villaggio di Stol, che crescono alcune sequoie secolari provenienti dall’altra parte del mondo. Questi alberi, tipici della California ma radicati anche qui come un segno, diventano simbolo di una connessione ancestrale, un ponte silenzioso tra terre lontane. 

Allo stesso modo, nelle composizioni originali firmate da Ivan Krstić, si intrecciano le ramificazioni delle sue influenze musicali: l’afro blues di Tinariwen e Mdou Moctar si fonde con le vibrazioni psichedeliche di Khruangbin, Karl Hector e Sven Wunder, creando groove che dialogano con le ritmiche tradizionali dei Balcani. Il tutto senza dimenticare il nutrimento dal rock serbo di Leb i Sol, Vlatko Stefanovski e Radomir Mihajlović Točak, dalla leggendaria band Smak e dagli echi moderni di Derya Yildirim, Altin Gün, Satellites e Bab L’Bluz. Ne deriva un sound che è un viaggio sensoriale che affonda radici profondissime nel suolo fertile delle melodie tradizionali dell’Est e si nutre di luci occidentali, in cui occhieggiano arrangiamenti e contaminazioni sonore contemporanee, in un linguaggio che celebra la natura e la percorre, estendendosi fino ad altezze che non conosce limiti di espansione.

Con il loro EP d’esordio “Gathering of Enchanted Herbs”, il primo di una trilogia, i Sekvoya ci consegnano cinque brani che trascendono tempo e spazio, usando la suggestione del potere sconfinato della natura. Ogni brano, attraverso l’associazione a una pianta officinale o a una spezia evocativa, come “Mugwort” (Artemisia), “Firebird plant” (Pianta di Agastache) o “Black Pepper” (Pepe nero), lascia crescere la fusione ipnotizzante tra melodie antichissime e sonorità acide contemporanee, tra groove tribali e melodie folk che si estendono fino a raggiungere l’altro lato del varco sensoriale dischiuso. Il risultato è un’esperienza uditiva eclettica e accattivante.

La lingua immaginifica delle sonorità balcaniche, in cui spiccano i trilli, parte essenziale della musica serba che ha influenze antiche risalenti all’antico impero bizantino, crea un’esperienza immersiva e psichedelica che trascende i confini convenzionali. Il loro stile è come una foresta sonora: denso, vibrante, pieno di chiaroscuri e aperture improvvise. Con groove ipnotici ed elementi folk, la loro musica richiama l’eco primordiale delle foreste antiche: un invito a rintracciare la connessione profonda con ciò che è selvatico, a riscoprire ciò che dista un solo stimolo da noi. La possibilità di essere guidati da ciò che la natura custodisce, e in musica dall’idea visionaria che non altera, ma rivela.

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